La conversione non riguarda solo i non credenti, o quelli che si dichiarano “laici”. Tutti indistintamente abbiamo bisogno di convertirci. Convertirsi non significa tornare indietro, ma significa piuttosto fare un balzo in avanti.
A queste sollecitazioni cercheremo di rispondere in diretta nella trasmissione di martedi 31 marzo alle ore 21.00 su Primantennatv .
Interverrà Nicola Legrottaglie, difensore della Juventus e autore del libro “Ho fatto una promessa”.
Aspettiamo le vostre testimonianze, i vostri commenti o eventuali domande ai nostri ospiti che verranno segnalate in diretta durante la trasmissione.
Potete farlo già da ora qui oppure sul Blog della trasmissione http://giovanidellasperanza.wordpress.com/
Grazie della segnalazione. Vi seguirò dal web, meno male che c’è tutta questa interconnessione al giorno d’oggi!
Il libro di Legrottaglie mi ha colpito, l’ho visto in libreria e i ragazzi alle superiori conoscono benissimo la sua vicenda. E’ un bell’esempio per tutti, un modello alla loro portata. E anche alla nostra.
Devo dire che la conversione di Legrottaglie mi ha molto colpita. Anche perchè non è rimansta nel privato ma ha voluto manifestarla a tutti senza troppi giri di parole. Certamente ha avuto coraggio soprattutto in un mondo, come il calcio, dove la religione di certo non è tra i primi valori.
Nadia da Cremona
Se questi sono i primi passi di un convertito…
E non lascia adito a dubbi, chiarendo senza indugi le sue posizioni più che nette sull’essere gay: “Oggi viene vista come una moda, una maniera come tante di essere contro. Nella Bibbia c’è scritto chiaro e tondo che, sia maschile che femminile, è peccato. Ma le mie riunioni del lunedì sono aperte anche ai gay”.
Non posso vedere la trasmissione, ma mi piacerebbe sapere se questa è la cosa più importante che ha da dire su Gesù, e soprattutto dove ha letto questa versione della Bibbia…
PS: non intendo dare un giudizio sul cuore dell’autore, intendiamoci. Ma se uno pubblica un libro, allora si può discutere…
Resto sempre perplesso davanti a questo tipo di conversioni… e leggendo la storia dei “convertiti” mi sembra di entrare in un altro mondo… Charles de Foucauld per esempio… tutta un’altra pasta…
Ma si sa: il mondo ha bisogno di eroi e supereroi!
Il Cristianesimo non è la sintesi di analisi psicologiche che cercano, poveramente, di spiegare che cosa può accadere all’uomo quando inizia a percorrere il cammino della fede. C’è un solo avvenimento capace di trasformare, davvero, il cuore di una creatura ed è l’incontro personale con Cristo. “Possiamo – afferma Benedetto XVI – toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro”. E pensare che molti innamorati sentono di essere toccati nel proprio cuore quando le parole d’amore che si scambiano reciprocamente vengono pronunciate con sincerità e verità; si è soliti affermare, in tali circostanze, di aver toccato il Cielo con un dito! Perché proprio il Cielo? Saranno solo sdolcinate considerazioni da innamorati? O davvero il nostro cuore è capace di vibrare quando a toccarne le pareti è la mano di qualcuno che ti ama sul serio?!!
A Nicola Legrottaglie vorrei chiedere: Quando ci si incontra con Cristo, nella nostra vita cambia tutto. Anche gli altri, simpatici o antipaci che siano, entrano a far parte di quel misterioso sguardo (quello di Cristo) che abbiamo incontrato. Guardi gli altri in un modo veramente nuovo. E’ accaduto anche a te?
Grazie
Michelangelo
Davanti ad un avvenimento eccezionale, come l’incontro con chi è stato affascinato da Cristo e vive solo per Lui, uno resta talmente stupito che vuole cambiare vita: vuole essere come la testimonianza udita gli fa desiderare.
Si tratta in fondo del cammino dello sguardo che è calamitato da qualcosa di eccezionale.
Il problema è dar seguito a questo desiderio bellissimo, perchè la nostra volontà è fragile. Occorre allora almeno un amico che ci sostenga nel nostro desiderio di cambiamento: un amico che che ci ami, ci stimi e ci perdoni sempre.
Solo così potremo percorrere il cammino intravisto al momento della conversione; che potrebbe essere anche definita come
un cambiamento di obiettivo da fissare con desiderio, nel quale uno o più amici ci accompagnano e ci confortano.
Trattandosi di un’esperienza umanissima, come appunto l’incontro con una realtà vivente, tale esperienza è possibile e auspicabile per tutti, non solo per i cristiani.
Ciao paolo, da buona juventina quale sono, avevo seguito un pò la vicenda. L’incontro con Cristo ti cambia radicalmente la vita, ti sconvolge, nulla resta più come prima, e non puoi non annunciarLo.
Per questo anche Nicola, non può tacere, non può non raccontare le meraviglie che Gesù ha compiuto e compie nella sua vita.
Cercherò impegni permettendo di seguire il programma.
Un abbraccio
terry
Conversione significa anche purificazione. In questo senso, credo che tutte le religioni propongono ai loro seguaci un gesto di purificazione che non è altro che un atteggiamento o movimento di cambiare vita. Tutti sperimentiamo questo bisogno di conversione e di purificazione.
Alessandro (Milano)
Siamo nati per tornare a Dio. La conversione e’ andare contro corrente in un mondo che ha fatto suo, il mondanesimo e ha messo da parte i valori, siamo entrati in individualismo egoistico. Abbiamo abbandonato i veri valori. La com-passione nel mondo, non e’ di moda, anzi…e’ atto debole..
Se alziamo gli occhi la mattina vediamo una meraviglia davanti a noi.Il creato e l’umanita’. La vita, piena di doni, che vanno cercati, trovati e accolti, la conversione aspetta di essere accolta, con la nostra adesione…La strada viene spianata da “Cristo” se diamo tutto noi stessinell’impegno… dell’Amore.
Oggi, piu’ che mai c’e’ bisogno di convertiti…che faccino luce sopra la citta’, ben venga la testimonianza di Nicola Legrottaglie, come anche tanti altri coraggiosi, e’ ora di uscire dalle caverne nascoste..La conversione va’ curata come un fiorellino, tutti i giorni, e’ sempre in pericolo di cadute e deviazioni… Vorrei chiedere a Nicola, le sue difficolta’ e le gioie che incontra…
Grazie Paolo che mi hai dato l’opportunita’ di riflettere!
caro Paolo, mi interpelli e io ti rispondo (anche da povero bracciante dell’informazione, quale sono).
Per farmi capire subito, dirò che mi ritrovo nel commento postato da don Marco. Non aggiungo altre considerazioni a quelle da lui espresse
Condivido che la sua esperienza sembra una goccia di senso in un oceano di scemenze, di superificalità che è divenuta cultura. Qui c’è il buono della sua vicenda e della sua testimonianza.
Però, oltre alle sottolineature di don Marco – che trovo fondamentali per distinguere la fede nel Dio di Gesù Cristo da un’ideologia da battaglia – mi/vi domando: chi sono questi Atleti di Cristo?
Dal loro sito si evince che Adc “non è una religione” e “non è propriamente una chiesa”. Cosa è allora? Perché in questi mesi in cui Nicola Legrottaglie è emerso come personaggio simbolo, non si è spiegato alla gente che cosa sono gli Adc? Se e cosa c’entrano con la Chiesa cattolica? Se sono una chiesa evangelica o cos’altro?
Intendiamoci, se sono persone di “buona volontà” (come scrisse GXXIII nella Pacem in terris), se sono davvero “di Cristo”, per me sono fratelli e seme del Regno, punto e basta… ma chi sono? Perché chi si è innamorato di questa storia non si pone tanto spesso questa domanda?
O stiamo solo facendo una “marchetta” agli Adc, perché sembra che i cristiani/cattolici “normali” non diano più segni di vita, testimonianze forti e credibili?
Se necessario, a domande risponderò.
Cito da questo link:
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090322121806AABq1Dr
“Le grottaglie è Cristiano Evangelico Pentecostale e frequenta la comunità A.D.I. ( assemblee di DIO in italia ) di Torino
E’ un fratello in Cristo come me e tanti altri credenti, non prende l’eucarestia e non si confessa ai religiosi perchè sono dogmi cattolici antibiblici e privi di qualsiasi significato spirituale..
Ha espresso otimamente quello che è il nostro pensiero ed il nostro credo..
Grazie Nicola.. Pace a te e che DIO ti benedica e ti faccia fare um milione di Goal”
(l’autore si firma INTRUDER)
Conversione da con-vertere, volgere lo sguardo verso qualcosa che non sei tu e che ti attrae.
A Nicola Legrottaglie domanderei:
Se dovesse rompersi una gamba e questo incidente lo obbligasse a lasciare la serie A e quindi gli “Atleti di Cristo”, cosa resterebbe della sua conversione e della sua promessa? Se si ammalasse seriamente vorrebbe meno bene a Gesù?
Una conversione sembrerebbe oggi, per la cultura dominante un qualcosa di anacronistico. Ancor più se si parla di un famoso calciatore della serie A, noto alle cronache sportive e mondane. Ma la realtà confonde spesso gli scettici. E Nicola Legrottaglie, autore del libro “Ho fatto una promessa” racconta il suo incontro con Gesù, con una bellissima testimonianza.
Una testimonianza toccante, che fa scalpore, proprio perché scaturisce da un ambiente, in cui si evocano i soliti stereotipi del dio denaro, della bella vita del divertimento smodato e della mancanza di valori.
Ecco perché vorrei sapere da Nicola come è stata vissuta la sua conversione nel mondo del calcio, il suo mondo e quale è stato l’atteggiamento nei suoi confronti dei suoi compagni di squadra e della dirigenza della Juventus!
dott. Franco Balzaretti
Quando si parla ci conversione si pensa subito a qualcosa che ha a che fare con la fede e comunque con una situazione “disordinata”, per cui si dice “Si è convertito… Mi sono convertito…”.
Infatti, risuona all’orecchio (soprattutto in questo periodo quaresimale) il monito evangelico “Convertitevi e credete al vangelo…”.
E’ anche così. Ma non necessariamente in questa forma, e non per tutti allo stesso modo. La “conversione” esige innanzitutto un cambio di mentalità, una “metànoia” si direbbe; e questo non implica necessariamente un percorso di fede, come comunemente si può intendere.
Se la fede è un dono di Dio, non dipende da noi. Noi, semmai, ci disponiamo eventualmente a ricevere questo dono, ne prepariamo le condizioni.
Ad ogni modo la “conversione” è una cosa che riguarda tutti. Tutti, perché persone, siamo chiamati a dare senso al nostro essere, al nostro esistere: non solo al “senso” personale, preso individualisticamente, ma al mio esistere nella relazione con gli altri.
L’uomo trova nella relazione con gli altri il senso della propria vita. E’ la base di ogni dialogo; è l’urgente necessità di ogni conversione, a tutti i livelli.
Perdonami una domanda. Ma la rete tv che trasmette il programma, si vede con il satellite? Se sì a che canale?
Non mi vengono in mente domande, ma mi piacerebbe seguirla. Mi affascina sapere cosa ha spinto le persone verso Dio e come ha cambiato il loro modo di vedere le cose. Soprattutto quelle negative.
Insomma, mi piacerebbe seguirvi.
Riflessioni a caldo, se possono servire con molta libertà di selezionare.
Mi è piaciuta l’interpretazione della parola “conversione” quale invito ad un balzo in avanti.
“Convertitevi!”, non è una minaccia, una cosa che rende tristi , ma è un’offerta incredibile, un invito alla libertà e alla gioia. Se tutti ne fossimo convinti il mondo cambierebbe volto, attraverso una conquista di pensiero ogni giorno e per chi crede una dose in più di fiducia in Dio e nel prossimo.
Ho letto di santi la cui vita è cambiata radicalmente nel loro incontro con Cristo, si pensi solo alla conversione di Paolo sulla via di Damasco, ma conosco uomini e donne di oggi che, sostenuti da forti convinzioni affrontano il quotidiano con serenità e diventano testimoni del Suo Amore e forse non sapranno mai che la loro testimonianza ha cambiato la vita ad altri.
Interessante soprattutto per noi religiosi il grande valore salvifico della preghiera.
Attraverso la lettura di S, Teresa di Lisieux ho trovato questa sua testimonianza. La santa non è ancora entrata nel Carmelo e già era attirata dalle anime dei peccatori più incalliti, come il criminale Pranzini. Questa “attrattiva” sperimentata dalla Santa, non è riconducibile solamente alla sua sensibilità tanto spiccata: è una chiamata, una vocazione che il Signore le concede, un dono che Gesù le ha fatto, per attirarla a pregare per i peccatori.
Ricordiamo, in particolare, la svolta fondamentale avvenuta nella notte di Natale del 1886:
“In quella notte di luce cominciò il terzo periodo della mia vita, il più bello di tutti, il più colmo di grazie del Cielo. […] Gesù prese Egli stesso la rete, la gettò e la tirò su piena di pesci. Fece di me un pescatore d’anime; sentii un grande desiderio di lavorare alla conversione dei peccatori, desiderio che non avevo mai sentito così vivamente. In una parola, sentii la carità entrarmi nel cuore, il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora fui felice!”
Non escluderei dal tema “conversione” la Chiesa composta di uomini santi e peccatori, sempre bisognosi di conversione, per il suo compito di evangelizzazione.
Il seminario, che si è tenuto a Roma dal 9 al 13 marzo su “ Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale” è stato un nuovo sguardo della Chiesa sulla realtà per riuscire a connettere due mondi, il vecchio e il nuovo mondo. Si vuole cogliere la sfida, a partire da una riflessione antropologica e sociale, che la nuova tecnologia pone alla missione della Chiesa che è quella di comunicare l’esperienza cristiana, vissuta da testimoni leggibili, all’uomo contemporaneo portatore di una nuova domanda di senso che esige una risposta ricercata insieme, in un dialogo continuo tra libertà e ragione.
Ho riletto il post, e ho visto (particolare che mi era sfuggito) che Nicola è un evangelico. Giusto?
Beh, la domanda sorge spontanea: cosa pensa Nicola del cattolicesimo?
Ecco, come scrittrice che si occupa da anni di christian fiction, cioè di narrativa cristiana che – come genere – è nato in America ed è molto diffuso oltreoceano, tanto da vendere milioni di copie di romanzi (i due pastori che hanno scritto la serie dei Left Behind sono più ricchi di Wilbur Smith, vedasi il mio post: http://www.elisabettam.splinder.com/post/18660568/Christian+Fiction%27s+Story), devo dire che il libro di Nicola si inserisce a pieno titolo nel costume diffuso degli evangelici di usare la narrativa e l’editoria in genere per la diffusione delle proprie convinzioni religiose e sociali.
Certo, il libro di Nicola non è un romanzo, è una testimonianza, e come tale va presa. E, alla fine, la conversione di Nicola è una esperienza forte, che fa breccia in tanta gente e in tanti ragazzi. Benvengano perciò esperienze forti come le sue.
Ci tenevo solo a fare questa piccola specifica, in base alle mie conoscenze del mondo dell’editoria evangelica.
Grazie a tutti degli interventi.
La partecipazione è stata molto alta anche perchè Legrottaglie ha attirato molta attenzione. Devo dirvi che è stata un’esperienza particolare sentire un calciatore parlare così appassionatamente di Gesù… Grazie a tutti!
Mi dispiace non aver fatto in tempo per la trasmissione.
Ancora un piccolo commento.
Sono d’accordo con chi ha voluto mettere i puntini sulle i riguardo alle conversioni in formato mediatico.
Ma ognuno deve convertirsi dove si trova a vivere.
Nicola in un campo da calcio (e se si spaccherà una gamba si dovrà convertire ancora di più).
Io nelle aule di una scuola e nella mia famiglia.
Evidentemente ogni “conversione” ha la sua audience.
Ma francamente l’unica audience che mi interessa è quella del buon Dio … nella speranza che mi accolga a braccia aperte!
Buona conversione a tutti.
Ciao
Daniele
ultimamente sono stato parecchio assente dalla blogosfera..mi sarebbe piaciuto approfondire questo discorso